Tra l’indice e il pollice

Lettera dell’Artista Enrico Bafico per Daniele Arcaio

Genova, 2 Febbraio 2004



“Caro Daniele,
in riferimento a quanto tra noi detto a proposito di abiti e tessuti cercherò di riassumere il tutto in modo il più lineare possibile.
Forse era per una diffusa quanto elementare forma di cultura merceologica che, in un passato ancora recete, davanti ad un tessuto, veniva istintivo il gesto di tastarlo tra l’indice e il pollice.

Questo ci porta a pensare che, per l’acquirente, non fosse sufficiente l’aspetto della vista per garantirne la bontà.
Quali elementi allora si cercavano con l’ausilio del tatto?
È presto detto: si cercava la qualità delle fibre naturali e la perfezione della lavorazione, elementi che, ieri come oggi, permettono al buon tessuto di completare l’opera del buon sarto. Sì, perchè solo un buon tessuto garantisce quelle capacità plastiche che permettono all’abito, attraverso impercettibili deformazioni, di adattarsi durante l’uso delle forme ed al modo di muoversi della persona che lo indossa. Possiamo concludere insomma che una stoffa di qualità superiore possiede una sua vitalità.

Ed è per questo che abiti concepiti secondo tale criterio diventano compagni inseparabili, più belli se “portati”, capaci davvero di denotare il gusto e la personalità di chi li veste.”

Un caro saluto, tuo Enrico Bafico

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